

Difficile non riconoscere in queste parole il Cantico delle
Creature, intonato da Francesco, ormai cieco, piagato e sull’orlo del transito verso l’altra vita, per celebrare la natura, nella sua pienezza, espressione del suo amore per Gesù Cristo.

F
rancesco non è un vero e proprio “ecologista ante litteram”, come qua
lcuno vorrebbe esagerando e
forzando la storia del santo. In lui l’amore per la natura, che è comunque una costante dopo la sua conversione, è sempre mediato dalla presenza del Ministero. “Questa bella d’erbe famiglia e d’animali” non è un assoluto superiore all’uomo o un orizzonte fine a se stesso, ma il riflesso di quell’armonia e quel rispetto che furono gli archetipi della sua vita, fino a quella notte fra il 3 e il 4 ottobre del 1226, quando la sua anima salì a Lui, all’età di quarantaquattro anni.




