mercoledì 22 ottobre 2008

L'Arca di Noè


L'Arca di N

Il punto da cui partire è: possiamo noi credere a quanto è riportato nel libro della Genesi dal capitolo 6 al 9?
Prima del diluvio, la Bibbia afferma che gli uomini degenerarono nel loro comportamento, a tal punto che la loro mente concepiva soltanto disegni malvagi "in ogni tempo" e "colmarono la terra di violenza".
Vedendo che l'uomo era diventato così malvagi, Dio si addolorò di averlo creato. Da qui la decisione di annientare tutte le persone, gli animali e gli uccelli:
5Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo. 6Il SIGNORE si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. 7E il SIGNORE disse: "Io sterminerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato: dall'uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti" … 11Or la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era piena di violenza. (Genesi 6:5-7, 11).
Noè provava a vivere rettamente in questo mondo malvagio, quindi Dio fu misericordioso verso lui e la sua famiglia (Genesi 6:8-9; 7:1). A Noè furono date istruzioni da parte di Dio per come costruire una grossa nave, lunga 165 metri, larga 27,5 metri e alta 16,5 metri (Genesi 6:14-16). Mi hanno detto che le sue dimensioni erano simili a quelle di una grossa petroliera, come quelle di oggi, capace di resistere senza rovesciarsi alle più violenti tempeste di mare.
Dio disse a Noè: "tutto quello che è sulla terra perirà" col diluvio. (Genesi 6:17; 7:4). L'Eterno gli disse che l'arca avrebbe salvato lui e la sua famiglia (quattro coppie sposate), una coppia maschio e femmina di tutti gli animali "impuri" e 7 paia di coppie d'animali puri. (Genesi 7:2). Dio gli disse anche di prendere ogni sorta di cibo e farsene una provvista, affinché servisse da nutrimento per la sua famiglia e per gli animali. (Genesi 6:21).
Noè fece "tutto quello che Dio gli comandò." (Genesi 6:22; 7:5).
Sette giorni prima che la pioggia cominciasse, Dio ordinò a Noè, che in quel tempo aveva 600 anni, di andare nell'Arca con tutta la sua famiglia e gli animali. (Genesi 7:1-4,6). Poi Dio li sigillò nell'Arca. (Genesi 7:16). Dio fece arrivare l'acqua sia dalla terra che dal cielo e questo durò 40 giorni, fino a quando la profondità delle acque era di 8,25 metri al di sopra della vetta più alta. (Genesi 7:11-12, 19-20). Tutto quello che era sulla terra asciutta ed aveva un alito di vita nelle sue narici, morì. Solo quelli nell'Arca sopravvissero. (Genesi 7:21-23).
Dopo 150 giorni le acque cominciarono ad abbassarsi. L'Arca si arenò su una delle cime più alte dell'Ararat. Tre mesi dopo la cima della montagna poteva esser vista. (Genesi 8:3-5). Quando la superficie del terreno era abbastanza asciutta, la Bibbia dice che Dio disse a Noè di uscire dall'Arca, 365 giorni dopo esserci entrato. (Genesi 8:16).
In seguito Dio fece una promessa, "non ci sarebbe stato più nessun diluvio a distruggere la terra". L'arcobaleno sarebbe stato il segno di questo patto. (Genesi 9:8-17).

lunedì 13 ottobre 2008

L'Amore di Francesco per gli Animali

Laudato sie, mì Signore cum tucte le Tue creature, specialmente messor lo frate Sole…”.






Difficile non riconoscere in queste parole il Cantico delle Creature, intonato da Francesco, ormai cieco, piagato e sull’orlo del transito verso l’altra vita, per celebrare la natura, nella sua pienezza, espressione del suo amore per Gesù Cristo.


Francesco non è un vero e proprio “ecologista ante litteram”, come qualcuno vorrebbe esagerando e forzando la storia del santo. In lui l’amore per la natura, che è comunque una costante dopo la sua conversione, è sempre mediato dalla presenza del Ministero. “Questa bella d’erbe famiglia e d’animali” non è un assoluto superiore all’uomo o un orizzonte fine a se stesso, ma il riflesso di quell’armonia e quel rispetto che furono gli archetipi della sua vita, fino a quella notte fra il 3 e il 4 ottobre del 1226, quando la sua anima salì a Lui, all’età di quarantaquattro anni.

Poesia - Vivisezione




Vivisezione


Uomo infelice senza gioia,
privo d'amore;
che neghi la pietà a chi la invoca
e senza timore,
dormi tranquillo con la tua coscienza.
Mai fosti caduto così in basso,
contorto e alienato spirito;
figlio emerito della pazzia,
pari ai rifiuti non riciclabili.

Essere immondo non degno del creato
che mascheri le tue torture i tuoi delitti,
con etica ipocrita, sfacciata e falsa.
Sono anime sporche,sudice, marce
d'una ferocia e crudeltà consapevoli
che si sprigionano contro gli indifesi.
Esercitata da menti aberranti
con accanito cinismo e indifferenza
su esseri innocenti,costretti con forzata costrizionea subire l'impudenza sprezzante
dei suoi torturatori.
Ostentata mania,
di sviscerare le povere vittime.
Per una falsa scienza,
si ostinano ad infliggere,dolore e sofferenza.
L'uomo la bestia più perversa,
è bene non allevarlo
potrebbe avere in seno del veleno.
Seviziatori,torturatori,sadici,egocentrici;
loro possono e vogliono,le povere bestioline subiscono.
Ho uomini crudeli!Rendetemi le mie creature.
Cosa ne avete fatto?Distorte menti!Lasciate ch'io le raccolga,non buttatele ai rifiuti.
Soltanto voi meritate di essere gettati nelle discariche e nelle fogne.
autore: Leopold Persidi (Roma 29-3-2003)

Miracle of Marcelino 1955

venerdì 10 ottobre 2008

Film Marcellino Pane e Vino




Marcellino Pane e Vino





Nel giorno di San Marcellino, in Spagna, un frate francescano si reca in paese per andare a visitare una bambina gravemente malata, mentre tutto il paese sta salendo la collina per andare al convento sulla tomba di San Marcellino; il frate inizia a raccontare la storia del convento e di Marcellino. Finita la sanguinosa guerra combattuta tra Francesi e Spagnoli, tre frati francescani chiedono al sindaco, Don Emilio, di poter riassestare il vecchio castello per convertirlo a convento; il sindaco accetta e tutta la popolazione aiuta i tre frati nell'intento. Dopo poco tempo il convento è costruito ed inaugurato. Una mattina però, il frate portinaio trova alla porta un cestino con dentro un neonato che piange, poiché ha fame e sete; i frati lo battezzano e gli danno il nome di Marcellino, poiché è il giorno di S. Marcellino. I frati vorrebbero affidarlo a qualche famiglia, ma nessuno è in grado di mantenere un altro figlio, viste le condizioni di miseria in cui viveva la popolazione spagnola. Marcellino diventa un bambino di cinque anni robusto e forte e tratta tutti e dodici frati come dodici padri, ma sente molto la mancanza di una figura materna, infatti fa ai frati molte domande sulle mamme. Un giorno Marcellino, disubbidendo a frate Francesco (chiamato da Marcellino "Fra Pappina"), trova un crocifisso parlante che gli chiede da mangiare e da bere; Marcellino avendo solo pane e vino, lo dà a Gesù, che lo soprannomina Marcellino Pane e Vino. Portato da un fraticello alla fiera paesana, distrugge la fiera; così il nuovo sindaco, da sempre contrario all'opera di bene fatta da Don Emilio, emette uno sfratto ai danni dei frati. Ma pochi giorni prima dello sfratto Marcellino va a parlare con Gesù delle mamme, e dice che vuole vedere la sua mamma e la Madonna, alchè Gesù addormenta Marcellino e lo manda in cielo a conoscere i genitori. Frate Francesco che aveva visto il miracolo chiama tutti i frati al cospetto del Signore per vedere Gesù che scende e sale in croce. Tutta la gente del paese corre a vedere il miracolo e ogni anno la gente del luogo si reca sulla tomba di Marcellino Pane e Vino.

sabato 4 ottobre 2008

4 Ottobre -Festa di San Francesco D'Assisi



San Francesco d'Assisi Patrono d'Italia
4 ottobre
Assisi, 1182 - Assisi, la sera del 3 ottobre 1226
Da una vita giovanile spensierata e mondana, dopo aver usato misericordia ai lebbrosi (Testamento), si convertì al Vangelo e lo visse con estrema coerenza, in povertà e letizia, seguendo il Cristo umile, povero e casto, secondo lo spirito delle beatitudini. Insieme ai primi fratelli che lo seguirono, attratti dalla forza del suo esempio, predicò per tutte le contrade l'amore del Signore, contribuendo al rinnovamento della Chiesa. Innamorato del Cristo, incentrò nella contemplazione del Presepe e del Calvario la sua esperienza spirituale. Portò nel suo corpo i segni della Passione. Il lui come nei più grandi mistici si reintegrò l'armonia con il cosmo, di cui si fece interprete nel cantico delle creature. Fu ispiratore e padre delle famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome. Pio XII lo proclamò patrono d'Italia il 18 giugno 1939. (Mess. Rom.)
Patronato: Italia, Ecologisti, Animali, Uccelli, Commercianti, Lupetti/Coccin. AGESCI
Etimologia: Francesco = libero, dall'antico tedesco
Emblema: Lupo, Uccelli
Martirologio Romano: Memoria di san Francesco, che, dopo una spensierata gioventù, ad Assisi in Umbria si convertì ad una vita evangelica, per servire Gesù Cristo che aveva incontrato in particolare nei poveri e nei diseredati, facendosi egli stesso povero. Unì a sé in comunità i Frati Minori. A tutti, itinerando, predicò l’amore di Dio, fino anche in Terra Santa, cercando nelle sue parole come nelle azioni la perfetta sequela di Cristo, e volle morire sulla nuda terra.


Nel suo 'Testamento' scritto poco prima di morire, Francesco annotò: “Nessuno mi insegnava quel che io dovevo fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo il Santo Vangelo”.Per questo è considerato il più grande santo della fine del Medioevo; egli fu una figura sbocciata completamente dalla grazia e dalla sua interiorità, non spiegabile per niente con l'ambiente spirituale da cui proveniva.Ma proprio a lui toccò in un modo provvidenziale, di dare la risposta agli interrogativi più profondi del suo tempo.Avendo messo in chiara luce con la sua vita i principi universali del Vangelo, con una semplicità e amabilità stupefacenti, senza imporre mai nulla a nessuno, ebbe un influsso straordinario, che dura tuttora, non solo nel mondo cristiano ma anche al di fuori di esso.

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