sabato 29 settembre 2007

S. Francesco e Dante



San Francesco e Dante


Dante Alighieri dedica non pochi versi alla figura di Francesco: siamo nel Canto XI del Paradiso, Dante si trova nel cerchio degli spiriti sapienti dove, tra gli altri, è presente anche Tommaso d’Aquino. È proprio a quest’ultimo che Dante fa proferire l’elogio di Francesco, elogio profondo, allegorico e ricco di suggestioni (vv. 43-117).
L’elogio non si riduce ad una semplice biografia, né ricalca la ricca aneddotica, colorita ed incantevole, già solida e conosciuta ai tempi di Dante. Anzi, a onor del vero, la biografia si riduce all’essenziale: la nascita è raccontata con una complessa indicazione geografica, è seguita poi da pochi accenni alla conversione, dalla “guerra” col padre, e subito si arriva alle nozze con la Povertà. I versi proseguono narrando del formarsi dell’originario gruppo di discepoli, delle udienze ottenute da Francesco, prima con papa Innocenzo e poi con Onofrio, che diedero sigillo a sua religïone e corona alla sua santa voglia. Il racconto prosegue con cenni al viaggio in Oriente, all’eremitaggio e alle stigmate ricevute sul monte Verna, per chiudersi col ritorno di quest’anima preclara a Dio, con la morte in umiltà e la sepoltura nella nuda terra.
Centrale in questo canto, come nella vita di Francesco, è l’immagine dell’amore tra il giovane e la Povertà, con le loro “nozze mistiche” dinanzi alla spiritual corte et coram patre, l’immagine dell’amore per una tale donna a cui, come a la morte, la porta del piacer nessun diserra. Morte che, in quanto creatura di Dio, Francesco amava e rispettava come fosse sua sorella.
Come nota Auerbach: a questo per l’appunto serve l’allegoria della povertà: essa fa un tutto unico della missione del santo e dell’atmosfera particolare alla sua persona. In quanto donna di Francesco, la povertà possiede una realtà concreta, ma poiché Cristo fu il suo primo sposo, così la realtà concreta, di cui si tratta, è nello stesso tempo parte d’una grande concezione storica e dogmatica. Paupertas unisce Francesco con Cristo, stabilisce la posizione del santo quale imitator Christi.


San Francesco e Dante




Dante Alighieri Divina Commedia



P a r a d i s o C a n t o X I

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O insensata cura de' mortali,quanto son difettivi silogismiquei che ti fanno in basso batter l'ali! Chi dietro a iura e chi ad amforismi



Canto XI, nel quale il detto frate in gloria di san Francesco sotto brevitate racconta la sua vita tutta, e riprende i suoi frati, ché pochi sono quelli che 'l seguitino.


O insensata cura de' mortali,quanto son difettivi silogismiquei che ti fanno in basso batter l'ali! Chi dietro a iura e chi ad amforismi
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sen giva, e chi seguendo sacerdozio,e chi regnar per forza o per sofismi, e chi rubare e chi civil negozio,chi nel diletto de la carne involtos'affaticava e chi si dava a l'ozio,
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quando, da tutte queste cose sciolto,con Bëatrice m'era suso in cielocotanto glorïosamente accolto. Poi che ciascuno fu tornato ne lopunto del cerchio in che avanti s'era,
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fermossi, come a candellier candelo. E io senti' dentro a quella lumerache pria m'avea parlato, sorridendoincominciar, faccendosi più mera: «Così com' io del suo raggio resplendo,
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sì, riguardando ne la luce etterna,li tuoi pensieri onde cagioni apprendo. Tu dubbi, e hai voler che si ricernain sì aperta e 'n sì distesa lingualo dicer mio, ch'al tuo sentir si sterna,
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ove dinanzi dissi: "U' ben s'impingua",e là u' dissi: "Non nacque il secondo";e qui è uopo che ben si distingua. La provedenza, che governa il mondocon quel consiglio nel quale ogne aspetto
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creato è vinto pria che vada al fondo, però che andasse ver' lo suo dilettola sposa di colui ch'ad alte gridadisposò lei col sangue benedetto, in sé sicura e anche a lui più fida,
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due principi ordinò in suo favore,che quinci e quindi le fosser per guida. L'un fu tutto serafico in ardore;l'altro per sapïenza in terra fuedi cherubica luce uno splendore.
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De l'un dirò, però che d'amenduesi dice l'un pregiando, qual ch'om prende,perch' ad un fine fur l'opere sue. Intra Tupino e l'acqua che discendedel colle eletto dal beato Ubaldo,
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fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldoda Porta Sole; e di rietro le piangeper grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, là dov' ella frange
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più sua rattezza, nacque al mondo un sole,come fa questo talvolta di Gange. Però chi d'esso loco fa parole,non dica Ascesi, ché direbbe corto,ma Orïente, se proprio dir vuole.
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Non era ancor molto lontan da l'orto,ch'el cominciò a far sentir la terrade la sua gran virtute alcun conforto; ché per tal donna, giovinetto, in guerradel padre corse, a cui, come a la morte,
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la porta del piacer nessun diserra; e dinanzi a la sua spirital corteet coram patre le si fece unito;poscia di dì in dì l'amò più forte. Questa, privata del primo marito,
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millecent' anni e più dispetta e scurafino a costui si stette sanza invito; né valse udir che la trovò sicuracon Amiclate, al suon de la sua voce,colui ch'a tutto 'l mondo fé paura;
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né valse esser costante né feroce,sì che, dove Maria rimase giuso,ella con Cristo pianse in su la croce. Ma perch' io non proceda troppo chiuso,Francesco e Povertà per questi amanti
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prendi oramai nel mio parlar diffuso. La lor concordia e i lor lieti sembianti,amore e maraviglia e dolce sguardofacieno esser cagion di pensier santi; tanto che 'l venerabile Bernardo
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si scalzò prima, e dietro a tanta pacecorse e, correndo, li parve esser tardo. Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestrodietro a lo sposo, sì la sposa piace.
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Indi sen va quel padre e quel maestrocon la sua donna e con quella famigliache già legava l'umile capestro. Né li gravò viltà di cuor le cigliaper esser fi' di Pietro Bernardone,
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né per parer dispetto a maraviglia; ma regalmente sua dura intenzionead Innocenzio aperse, e da lui ebbeprimo sigillo a sua religïone. Poi che la gente poverella crebbe
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dietro a costui, la cui mirabil vitameglio in gloria del ciel si canterebbe, di seconda corona redimitafu per Onorio da l'Etterno Spirola santa voglia d'esto archimandrita.
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E poi che, per la sete del martiro,ne la presenza del Soldan superbapredicò Cristo e li altri che 'l seguiro, e per trovare a conversione acerbatroppo la gente e per non stare indarno,
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redissi al frutto de l'italica erba, nel crudo sasso intra Tevero e Arnoda Cristo prese l'ultimo sigillo,che le sue membra due anni portarno. Quando a colui ch'a tanto ben sortillo
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piacque di trarlo suso a la mercedech'el meritò nel suo farsi pusillo, a' frati suoi, sì com' a giuste rede,raccomandò la donna sua più cara,e comandò che l'amassero a fede;
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e del suo grembo l'anima preclaramover si volle, tornando al suo regno,e al suo corpo non volle altra bara. Pensa oramai qual fu colui che degnocollega fu a mantener la barca
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di Pietro in alto mar per dritto segno; e questo fu il nostro patrïarca;per che qual segue lui, com' el comanda,discerner puoi che buone merce carca. Ma 'l suo pecuglio di nova vivanda
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è fatto ghiotto, sì ch'esser non puoteche per diversi salti non si spanda; e quanto le sue pecore remotee vagabunde più da esso vanno,più tornano a l'ovil di latte vòte.
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Ben son di quelle che temono 'l dannoe stringonsi al pastor; ma son sì poche,che le cappe fornisce poco panno. Or, se le mie parole non son fioche,se la tua audïenza è stata attenta,
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se ciò ch'è detto a la mente revoche, in parte fia la tua voglia contenta,perché vedrai la pianta onde si scheggia,e vedra' il corrègger che argomenta "U' ben s'impingua, se non si vaneggia"».









La vita di san Francesco negli affreschi di Giotto


La fascia inferiore della navata della Basilica superiore è occupata dal ciclo di affreschi più famoso, quello sulla Vita di san Francesco: 28 scene tratte dalla Legenda maior di san Bonaventura che, alla fine del XIII secolo, costituiva la biografia ufficiale del Santo.
Il Vasari riporta che gli affreschi furono terminati da Giotto, chiamato ad Assisi dopo il 1296 da Giovanni da Murlo, generale dell'Ordine. La paternità a Giotto di tutto il ciclo è contestata da molti studiosi. È accertato che l'esecuzione del primo affresco e degli ultimi tre siano da attribuire ad un allievo, il cosiddetto Maestro della Santa Cecilia. Altri studiosi sostengono la mano di Giotto nella maggior parte delle scene e giustificano le variazioni stilistiche con la maturazione formale dello stesso autore unita all'aiuto dei numerosi allievi di bottega.Unanime, invece, è l'attribuzione ad una sola mente dell'impianto generale e dei disegni preparatori
Le storie
Le storie, ognuna con il suo titolo in basso, sono ambientate nel mondo medievale della fine del XIII secolo. I personaggi si muovono all'interno di splendidi paesaggi cittadini e rurali con un formidabile senso realistico. Gli episodi, inoltre, racchiusi all'interno di un finto portico, trasmettono l'effetto illusionistico di uno sfondato spaziale che oltrepassa le pareti della chiesa. Le storie del Poverello non iniziano dalla nascita, ma dalla giovinezza; la sequenza narrativa procede dalla prima scena della navata destra e termina con la ventottesima della navata sinistra.
Secondo i più recenti studi, il ciclo di Assisi sembra essere suddiviso in tre gruppi distinti: il primo e l'ultimo di sette quadri ciascuno, il mediano di sette coppie, quattordici in tutto. I primi sette episodi rappresentano l'iter della conversione di San Francesco sino all'approvazione della regola. Il gruppo centrale, considerato evidentemente il principale, mostra tutto lo sviluppo dell'Ordine con San Francesco, sino alla sua morte. Gli ultimi sette sono le esequie e la canonizzazione del Santo, compresi i miracoli post mortem ritenuti necessari a questa. Nel primo gruppo San Francesco è senza l'Ordine, nel secondo è insieme all'Ordine, nel terzo è l'Ordine che prosegue l'opera di San Francesco.
La sequenza narrativa della Vita di san Francesco

1) Francesco onorato da uomo semplice (Legenda maior, I,1)
2) Francesco dona il mantello a un povero (Legenda maior, I,2). Il colore bianco del cavallo e delle colonne è diventato nero per effetto dell'ossidazione del colore dovuta ad umidità
3) Il sogno delle armi (Legenda maior, I,3)
4) Preghiera in San Damiano (Legenda maior, II,1)
5) Francesco rinuncia ai beni terreni (Legenda maior, II,1). Le persone sono divise in due gruppi ben definiti, rappresentanti il passato e il futuro di Francesco; il giovane è ritratto a mani alzate verso la mano di Dio che appare in alto.
6) Sogno di Innocenzo III (Legenda maior, III,10). Durante un sogno il Papa vede l'umile Francesco che regge la Basilica del Laterano.
7) Innocenzo III conferma la Regola francescana (Legenda maior, III,10)
8) Apparizione di Francesco su un carro di fuoco (Legenda maior, IV,4)
9) Visione dei troni (Legenda maior, VI,6)
10) Cacciata dei diavoli da Arezzo (Legenda maior, VI,9)
11) Francesco davanti al Sultano (Legenda maior, IX,8). Francesco è sottoposto alla prova del fuoco; davanti a lui i preziosi regali donatigli dal sultano Melek el Kamel che, però, il frate rifiuta
12) Francesco in estasi (Legenda maior, X,4)
13) Il Natale di Greccio (Legenda maior, X,7). Anche se le fonti indicano che il fatto è avvenuto a Greccio, nel reatino, l'ambientazione ricorda la Basilica inferiore di Assisi.
14) Il miracolo della sorgente (Legenda maior, VII,12)
15) La predica agli uccelli (Legenda maior, XII,3)
16) Morte del cavaliere di Celano (Legenda maior, XI,4)
17) Predica davanti ad Onorio III (Legenda maior, XII,7)
18) San Francesco appare al Capitolo di Arles (Legenda maior, IV,10)
19) Francesco riceve le stimmate (Legenda maior, XIII,3)
20) Morte di San Francesco (Legenda maior, XIV,6)
21) Visioni di frate Agostino e del Vescovo di Assisi (Legenda maior, XIV,6)
22) Girolamo esamina le stimmate (Legenda maior, XV,4)
23) Saluto di Chiara e delle sue compagne a Francesco (Legenda maior, XV,5)
24) Canonizzazione di San Francesco (Luglio 1228, bolla papale Mira circa nos)
25) Francesco appare a Gregorio IX (Legenda maior, Mir. II,1)
26) Guarigione dell'uomo di Ilerda (Legenda maior, Mir. I,5)
27) Confessione della donna resuscitata (Legenda maior, Mir. II,1)
28) Francesco libera l'eretico Pietro di Alife (Legenda maior, Mir. V,4)

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